Anticorpi Monoclonali: Una possibilità, non un’alternativa al vaccino.
L’Aifa, Agenzia Italiana del Farmaco, ha dato il via libera all’uso di anticorpi monoclonali in Italia come cura contro l’infezione da SARS-CoV-2. Questi farmaci sono stati resi disponibili con procedura straordinaria. Infatti, si ribadisce l’assoluta necessità di acquisire nuove evidenze scientifiche che consentano di stimare chiaramente il valore clinico degli anticorpi e definire le popolazioni di pazienti che ne possano maggiormente beneficiare. Si tratta di anticorpi sintetici fabbricati in laboratorio e prodotti da cellule artificiali. Lo sviluppo di questi anticorpi deriva da quelli naturali prodotti dai pazienti immunizzati che si legano alla proteina che il virus SARS-CoV-2 usa per entrare nelle cellule dell’ospite (proteina spike). Questo processo impedisce al virus l’ingresso nelle nostre cellule in modo tale da bloccarne la replicazione. Tuttavia, lo scudo di protezione con anticorpi monoclonali, dura solo qualche mese per cui non è un’alternativa al vaccino. I monoclonali vanno utilizzati solo in determinate situazioni come, ad esempio, nella fase inziale della malattia (entro 72 ore e non oltre 10 giorni dal contagio).
Questa strategia terapeutica risulta essere poco efficace quando il paziente ha sviluppato i sintomi più gravi. Ecco perché dovrebbero essere usati quanto prima, soprattutto in soggetti maggiormente a rischio di contrarre il Covid e di sviluppare la malattia nella forma più seria. I pazienti candidabili al trattamento con anticorpi monoclonali devono avere i seguenti requisiti: età maggiore di 12 anni, non essere ospedalizzati per Covid, non in ossigenoterapia, con sintomi di grado lieve-moderato di recente insorgenza (e comunque da non oltre 10 giorni) e presenza di almeno uno dei fattori di rischio come: malattia renale cronica, diabete, obesità, immunodepressione, BPCO e/o altre malattie respiratorie croniche e malattie cardio-cerebrovascolari (inclusa ipertensione con concomitante danno d’organo).
La somministrazione prevede l’infusione endovenosa del farmaco che deve essere effettuata in un tempo di 60 minuti (seguiti da altri 30-60 minuti di osservazione) in strutture, che consentano una pronta ed appropriata gestione di eventuali reazioni avverse.