Il 29 Luglio si celebra la Giornata Mondiale contro l’Epatite. La ricorrenza è stata istituita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in concomitanza con il giorno in cui si commemora la nascita di Baruch Blumberg (1925-2011), il biochimico statunitense insignito del premio Nobel per aver scoperto il virus dell’epatite B e sviluppato il primo vaccino. Per Epatite Virale si fa riferimento ad un gruppo di malattie infettive, causate da 5 diversi virus (A, B, C, D e E), che si manifestano come un’infiammazione del fegato le cui conseguenze possono essere anche gravi, come la cirrosi, la fibrosi e il cancro. Nella maggioranza dei casi le epatiti sono di origine virale, ma il contagio può avvenire anche a causa di malattie autoimmuni, per via sessuale, attraverso sangue infetto o per l’abuso di alcool e sostanze stupefacenti. Un vaccino antiepatite B è da tempo disponibile e, a partire dal 2014, 184 Paesi hanno deciso di includerlo nei loro programmi di vaccinazione. La percentuale dei bambini che ad oggi lo ha ricevuto è salita all’82%. Si tratta di dati incoraggianti se si pensa che i Paesi aderenti alla deliberazione con cui, nel 1992, l’Assemblea Mondiale della Sanità raccomandava questa vaccinazione furono appena 31. Riuscire a diagnosticare la presenza di epatiti virali in pazienti non consapevoli è il primo passo per sconfiggerle. La diagnosi precoce è fondamentale per prevenire la diffusione dell’infezione. Non aspettare, fai il test!
